Dichiarazione congiunta di Filcams-Cgil di Bologna; Fisascat Area Metropolitana bolognese e Uiltucs ER
La Giunta comunale di Bologna ha licenziato nelle settimane scorse il “Regolamento per l’esercizio del commercio nelle aree urbane di valore culturale” che, nell’ambito del percorso per la candidatura dei Portici all’Unesco, prevede interventi volti a limitare la proliferazione di nuovi esercizi commerciali nel Centro Storico della città. L’intervento, che passerà al vaglio del Consiglio comunale il prossimo 8 luglio, anche se sconta un grave ritardo, va nella direzione giusta, provando a razionalizzare le aperture dei nuovi insediamenti commerciali a Bologna.
Le Organizzazioni sindacali del Commercio Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs già da tempo hanno denunciato i rischi legati a tale dinamica, in quanto la crescita del numero dei negozi non ha determinato una uguale crescita dei livelli occupazionali.
Anzi il saldo è negativo: gli occupati complessivi non crescono, le ore lavorate non crescono, mentre cala la qualità dei contratti e del lavoro, con l’uso spropositato del part-time involontario, dei tempo determinato, della somministrazione e del lavoro a chiamata, fino a sfociare in fenomeni di manifesta irregolarità.
Bologna ha quindi un problema: la concorrenza spietata fra le insegne commerciali la pagano i lavoratori, ma in ugual maniera la stessa Città, in termini di consumo di suolo, traffico e perdita di identità collettiva. Il problema, infatti, è il modello che le nuove aperture portano con se, un modello fatto di aperture H 24, tutti i giorni dell’anno, e che si basa sul taglio del costo del lavoro.
Pertanto auspichiamo che la Giunta Comunale allarghi lo sguardo all’intera area metropolitana, non solo al centro storico.
Siamo ancora in tempo, perchè nei prossimi anni sono previsti altri interventi (a partire dalle nuove aperture di supermercati legate alla ristrutturazione dell’Autostazione): chiediamo, quindi, l’apertura di un Tavolo di confronto fra le Istituzioni, le organizzazioni sindacali, le associazioni di categoria che parli del Commercio, nuovi insediamenti e orari di apertura.
La città non ha, infatti, bisogno di un modello fondato sullo sfruttamento e sul consumo sfrenato. Bologna si è fatta promotrice di importanti iniziative nel campo dell’estensione delle garanzie e dei diritti dei lavoratori (come il Protocollo appalti o la Carta dei diritti fondamentali dei lavoratori digitali nel contesto urbano), sopperendo alle carenze della politica nazionale. Ormai appare chiaro che, per l’incapacità delle forze di governo di andare oltre la propaganda, sia tramontata la possibilità di arrivare ad una legge nazionale che disciplini orari e giorni di apertura nel commercio, ma pensiamo che ci siano gli spazi per intervenire anche sul livello locale.
Di recente, infatti, anche il Consiglio Comunale ha approvato un Odg che invita la Giunta ad agire per la promozione della qualità del lavoro, anche tramite le leve della modulazione della tassazione locale, mentre il prossimo 24 luglio ci sarà un’udienza conoscitiva sul tema del Commercio fisso a Bologna. A partire da tutte queste iniziative le scriventi OO.SS pensano che sia giunto il momento per aprire una riflessione complessiva sul tema, capace anche di dare adeguate risposte in termini di welfare ai lavoratori».