Dichiarazione congiunta dei segretari generali Cgil-Cisl-Uil Emilia Romagna, Luigi Giove, Filippo Pieri e Giuliano Zignani su processo Aemilia
Le motivazioni, rese note in questi giorni dalla Corte di Cassazione, relative al rito abbreviato nel processo Aemilia, rafforzano gli elementi di soddisfazione da parte di Cgil-Cisl-Uil dell’Emilia Romagna già espressi al momento della pronuncia della sentenza.
Gli argomenti esposti riconoscono in pieno le ragioni proposte dal sindacato, che avevano portato ad impugnare la sentenza del Giudice di secondo grado.
Si rafforza la legittimità della costituzione di parte civile e l’azione storicamente messa in campo da parte delle organizzazioni sindacali nel contrasto alle illegalità nell’economia e nel lavoro, a maggior ragione contro le mafie, prescindendo dalle formali scritture nei rispettivi Statuti.
Il passaggio fondamentale in tal senso è quello nel quale si dice: “È stato infatti rilevato come, pacificamente, il sindacato annovera tra le proprie finalità la tutela delle condizioni di lavoro, intese non soltanto nei profili collegati alla stabilità del rapporto ed agli aspetti economici dello stesso, oggetto principale e specifico della contrattazione collettiva, ma anche per quanto attiene la tutela delle libertà individuali e dei diritti primari del lavoratore”.
Inoltre, con riferimento alla sostanza della istanza avanzata dal sindacato confederale, si sentenzia “l’annullamento della sentenza impugnata, con rinvio alla Corte d’Appello di Bologna per un nuovo esame nei confronti delle parti civili Cgil-Cisl-Uil Emilia Romagna, Cdlt Reggio Emilia e Modena, nella parte in cui è stato negato il risarcimento del danno in relazione agli imputati condannati per il reato di cui al capo 1)”. Nel processo Aemilia, il capo d’imputazione 1) è quello più importante, relativo al reato di associazione mafiosa (art. 416 bis c.p.).
Con tale pronuncia si afferma quindi, con il grado definitivo della Corte di Cassazione, che l’azione messa in atto dalla consorteria ‘ndranghetista che ha operato in territorio emiliano ha leso non solo i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici coinvolti, ma ha anche colpito la capacità delle organizzazioni sindacali di esercitare il proprio ruolo nei luoghi di lavoro e nel territorio, un ruolo a sostegno e per l’affermazione della legalità e delle libertà democratiche.
Ci sia consentito dire, nell’epoca della disintermediazione, che questa sentenza rende giustizia e riconosce pienamente il ruolo e l’importanza dell’azione svolta dal movimento sindacale a difesa della legalità, dentro e fuori le aule di Tribunale, e ci sprona ulteriormente ad agire con determinazione in questa direzione».