Qualche giorno fa un giovane lavoratore, un rider bolognese di una piattaforma per consegne, si è iscritto alla Uil: un paio di giorni dopo è stato licenziato, con un freddo messaggio tramite app. Una casualità? Vedremo. Intanto, abbiamo avviato un’azione legale a difesa del nostro iscritto e non ci fermeremo fino a quando non sarà accertata la verità dei fatti e il lavoratore non sarà riassunto. Ma se davvero fosse stato licenziato perché iscritto a un Sindacato o, magari, solo perché partecipe di qualche attività sindacale, saremmo di fronte a un fatto gravissimo.
Sarebbe la prova, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che, per una parte dei cosiddetti nuovi lavori e delle piattaforme 4.0, abbiamo a che fare con forme di caporalato 4.0 . Ecco perché siamo sempre più convinti che per questi lavoratori occorra un contratto di lavoro subordinato, anche se governato da criteri di flessibilità. I riders sono l’emblema di come l’iperliberismo del XXI secolo intenda svilire il valore del lavoro. Questa, dunque, è la nuova frontiera della difesa dei diritti e delle tutele del lavoro. La Uil è al fianco dei riders e sostiene la loro lotta.