Tre associazioni del settore (Assocarni, prima lavorazione carni bovine e suine, Assalzoo, mangimi e Italmopa, mugnai) non hanno sottoscritto l’ ultimo rinnovo del CCNL Industria alimentare in scadenza (465.000 addetti in Italia, 17 associazioni datoriali raggruppanti vari settori produttivi, oltre 55.000 addetti in Emilia – Romagna), con le imprese associate che hanno dato una applicazione dello stesso contratto a geometria variabile (chi ha applicato integralmente il contratto, chi lo ha applicato solo sotto forma di anticipi sul futuro accordo e una tantum unilaterali, chi ha applicato solo in parte i disposti del CCNL).
Le tre associazioni di cui sopra (che nella nostra regione rappresentano aziende per circa 5.000 addetti) si sono recentemente costituite in federazione sotto l’egida di Confindustria, rivendicando la necessità di un contratto di settore di filiera della zootecnia (dai mangimi alla prima lavorazione delle carni). Ipotesi che Fai, Flai e Uila ritengono impercorribile in quanto costituirebbe un contratto di serie b che non trova giustificazione se non nel tentativo di ridurre salari e diritti dei lavoratori e che determinerebbe lo spezzatino del contratto nazionale di settore.
Il grande player di questa partita è il gruppo Cremonini (Inalca, Ge.sca.r, Fiorani per quanto riguarda gli insediamenti nella nostra regione) che impiega circa il 30% degli addetti complessivi di queste tre associazioni nella nostra regione e oltre il 70% del settore prima lavorazioni carni (Piacenza, Reggio Emilia e Modena).
Il 25 luglio è convocato a Roma il primo incontro per il rinnovo del CCNL Industria alimentare ovvero dell’unico contratto esistente nel settore industria alimentare. E’ necessario che le tre associazioni riconoscano il contratto definito a dicembre 2019 e lo sottoscrivano, partecipino alla discussione ricercando soluzioni contrattuali all’interno di un rinnovo che deve preservare l’unicità del contratto dell’industria alimentare.
Non si può negare in questa fase di carovita e perdita netta del potere di acquisto il diritto dei lavoratori al rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Anche in relazione ad andamenti di settore -pre inflazione da profitto 22/23- che nel campione da noi analizzato dice: andamenti 2018 – 2021 settore lavorazione carni e conservazione escluso volatili-: valore aggiunto + 33,6%; fatturato +18,1%; risultato operativo + 17,7%; Ebitda + 21,8%.
Secondo Sergio Modanesi, segretario regionale Uila-Uil: “Storicamente il contratto dell’industria alimentare si rinnova alla scadenza e unitariamente, racchiude in sé tutte le associazioni di tutti i settori ed è l’unico applicabile a livello nazionale. Non c’è spazio per i “dissidenti”.