Dichiarazione congiunta delle segreterie di Flc Cgil ; Cisl Scuola Fsur; Uil Scuola Rua; Snals Confsal; Gilda Fgu dell’Emilia Romagna su scuola
A un mese dall’inizio della scuola, proviamo a fare un bilancio delle condizioni in cui la comunità scolastica si trova ad operare. Nonostante l’estenuante lavoro fatto quest’estate dal personale scolastico per una ripartenza in sicurezza e in presenza, oggi dobbiamo registrare le fragilità del sistema e in alcuni casi il fallimento dei provvedimenti delle istituzioni. Problemi e criticità, da noi sempre denunciati, spesso scaricati sulla responsabilità dei dirigenti scolastici.
La gestione fallimentare delle graduatorie delle supplenze (zeppe di errori che potrebbero addirittura portare alla risoluzione dei contratti in essere) ha fatto sì che ancora oggi nella nostra regione manchino migliaia di supplenti. A questo, si aggiunge l’impossibilità di reperire supplenti con il titolo di studio adeguato. In molte realtà, infatti, con l’esaurimento delle graduatorie, si ricorre a personale che “si offre” a ricoprire il posto senza un adeguato titolo di studio. In alternativa, le scuole si vedono costrette a ridurre l’orario scolastico.
Sull’organico aggiuntivo cosiddetto Covid non è stata fatta nessuna chiarezza sia sulle richieste avanzate dall’Usr al Ministero dell’Istruzione, sia sulla distribuzione delle risorse economiche alle scuole, insufficienti e che non corrispondono al loro fabbisogno. Gravissimo poi che in queste ore venga impedito alle scuole di proseguire con le supplenze sui posti liberi (per errori di calcolo sul costo del personale) bloccando di fatto la stipula dei contratti e le sostituzioni alimentando di fatto il disservizio dell’offerta formativa e la riduzione del tempo scuola.
È seria anche la situazione delle stabilizzazioni del personale precario che oggi, senza la previsione di prove suppletive e in un momento molto difficile da un punto di vista sanitario, si ritrova ad affrontare un concorso (con conseguenti spostamenti da una regione all’altra) i cui effetti potrebbero concretizzarsi solo nel prossimo anno scolastico. Anche il sistema dei trasporti non è stato adeguato alle criticità note da mesi. Pure in Emilia-Romagna servono correttivi, per evitare assembramenti all’esterno e all’interno dei mezzi di trasporto, aumentando il numero delle corse per garantire gli spostamenti in entrata e in uscita e la sicurezza degli studenti.
Il dibattito sulla modifica degli orari scolastici e dell’organizzazione di un sistema che coinvolge oltre 500 scuole, circa 600.000 studenti e diverse migliaia di unità di personale o sulle possibili turnazioni, è mal posto, semplicistico e sbagliato: avevamo avvisato per tempo che non poteva funzionare un meccanismo per cui fossero le scuole ad adeguare gli orari alle esigenze delle agenzie dei trasporti e oggi dobbiamo constatare amaramente che avevamo ragione. Con l’aumento della curva epidemiologica, vanno trovate soluzioni condivise e concertate per evitare che ancora una volta sia la scuola a pagare il prezzo più alto di scelte miopi e poco attente ai bisogni della comunità scolastica.
Anche il ricorso alla Didattica a distanza o integrata non può essere vissuta come la soluzione ai problemi evidenziati, perché svilisce e mortifica il lavoro complesso che si è fatto e si continua a fare nelle scuole, limita il diritto allo studio degli studenti e ne impedisce la crescita e la socialità. Si deve fare ogni sforzo possibile per tenere i ragazzi a scuola – a partire dai più piccoli – perché deve essere chiaro che “la scuola si fa a scuola” e ogni altra diversa soluzione, ancorché dettata dall’emergenza sanitaria in atto, deve garantire la condivisione e il confronto con la comunità scolastica e i suoi rappresentanti.
Infine, come abbiamo già detto in altre occasioni, serve un presidio sanitario in ogni scuola. Nonostante gli sforzi messi in atto dalla Regione, sono diverse le criticità legate all’aumento del contagio e alla mole di lavoro necessario per contenerlo. Di fatto, i servizi di supporto territoriale delle ASL, coinvolti dalle scuole, spesso non sono nella condizione di offrire risposte tempestive come la situazione richiederebbe. Va quindi ripresa una discussione sulla centralità della medicina territoriale anche con il coinvolgimento dei medici di base.
Seppur pregevole e condivisibile l’iniziativa della Regione sui test sierologici rapidi per gli studenti e i loro famigliari conviventi, ribadiamo l’esigenza di un monitoraggio attraverso uno screening di massa utilizzando test rapidi antigenici (per gli studenti e per il personale) da effettuarsi dentro le scuole o in prossimità , anche con il supporto, se necessario, della Protezione Civile.
Corre l’obbligo di ripensare alle scelte fatte per riadeguarle alla esigenze e ai limiti registrati. Non solo doveroso ma necessario: la scuola nei mesi passati ha pagato un prezzo altissimo ed è stata sacrificata sull’altare del lockdown. Oggi, ogni scelta nazionale e regionale deve essere orientata a garantire l’apertura delle scuole. Non c’è altra via».