Ad un anno esatto dalla tragedia alla centrale elettrica di Bargi, dove sono morti 7 lavoratori, di cui ad oggi, ancora non si sa nulla su cosa sia accaduto e di chi siano le responsabilità, stanotte il nostro territorio è stato colpito da un infortunio mortale, ancora una volta nel settore dei cantieri dell’edilizia, e nelle manutenzioni della mobilità, in questo caso autostradale.
L’ennesimo infortunio mortale, il giorno dopo la chiusura delle indagini sulla morte di Attilio Franzini, morto nella stazione di San Giorgio di Piano, l’ottobre scorso, mentre era impegnato nella manutenzione della rete ferroviaria, investito da un treno, perché la linea era stata riaperta prima del previsto senza che i lavoratori, ancora sui binari, venissero avvisati.
Oggi a morire, a Bologna è Francesco D’Alò, addetto alla segnaletica stradale, in un cantiere di Autostrade per l’Italia, travolto, insieme ad altri colleghi, rimasti feriti, mentre stava lavorando sulla tangenziale.
Oltre ad esprimere il nostro profondo cordoglio e la nostra vicinanza ai familiari, ci costituiremo parte civile nell’eventuale processo perché incidenti come questi colpiscono tutti i lavoratori ed esortiamo le autorità preposte ad accertare quanto prima dinamica dei fatti ed eventuali responsabilità.
Ancora una volta ci troviamo nella condizione di dover denunciare che la mancanza di sicurezza sia un fattore strutturale, se non strategico, del modo di fare impresa in questo paese, e che i numeri impietosamente ci dicono che la vita dei lavoratori viene continuamente messa in secondo piano rispetto ai profitti delle imprese.
I morti sul lavoro sono nei fatti un rischio calcolato di questo sistema produttivo.
Più in particolare, da troppo tempo continuiamo a denunciare la sempre maggiore compressione dei tempi di esecuzione nelle manutenzioni ferroviarie e stradali, dei sempre maggiori pericoli derivanti da interferenze tra lavorazioni diverse, eseguite in contemporanea, dalla compresenza di molteplici aziende in appalto e subappalto, dall’applicazione di molteplici contratti nazionali, dall’elusione degli obblighi contrattuali di formazione dei lavoratori sulla sicurezza.
In cantieri come questi troviamo sempre più spesso lavoratori, impegnati in lavorazioni edili, dipendenti di aziende in appalto e subappalto, a cui vengono applicati i contratti della metalmeccanica, come probabilmente in questo caso, dell’agricoltura o dei multiservizi, in una mera logica di risparmio sul salario, sulla formazione e sulla sicurezza.
È necessario un cambiamento radicale che coinvolga tutto il tessuto produttivo del Paese, che metta al centro la sicurezza di lavoratrici e lavoratori e che faccia della qualità del lavoro nel suo complesso un fattore strategico di sviluppo delle imprese e del sistema economico.
Per queste ragioni, per la giornata di venerdì 11 aprile 2025 vengono proclamate due ore di sciopero in uscita per tutti i lavoratori dei settori dell’edilizia e della metalmeccanica, con un presidio che si terrà alle ore 14,30 alla rotonda in via del Triumvirato in prossimità dell’uscita 4 della tangenziale di Bologna.
Luca Simonazzi Segr. Gen. FILLEA – CGIL Bologna
Riccardo Galasso Segr. Gen. FENEAL – UIL Bologna
Stefano Lombardi Segr. Gen. UILM – UIL Bologna
Simone Selmi Segr. Gen. FIOM -CGIL Bologna
Massimo Mazzeo Segr. Gen. FIM – CISL AMB