«Nel primo pomeriggio di oggi un detenuto extracomunitario, non nuovo a simili comportamenti, pare per futili motivi, ha incendiato la propria camera detentiva mettendo in grave pericolo lui stesso oltre che gli altri detenuti presenti nella sezione» A darne notizia è il Segretario Nazionale della UIL PA Polizia Penitenziaria Domenico Maldarizzi.
«Il rogo, innescato dalla bruciatura del materasso e di altri oggetti presenti nella cella, ha rapidamente riempito lasezione detentiva del Reparto H dell’Infermeria di fumo nero e denso. La situazione è diventata subito critica, ma l’intervento tempestivo del personale di Polizia Penitenziaria ha impedito che l’incidente avesse conseguenze peggiori.
Gli agenti, con sangue freddo, hanno immediatamente cercato di spegnere le fiamme con l’uso dell’idrante e contemporaneamente, con l’aiuto di altro personale accorso, hanno evacuato rapidamente gli altri ristretti del reparto trasferendoli nel cortile passeggi, dove l’aria era più respirabile.
Grazie alla rapidità e all’efficacia delle operazioni di emergenza, nessuno ha riportato ferite gravi ma è stato necessario il ricorso al pronto soccorso per i due Agenti che sono intervenuti per primi a seguito dell’eccessiva inalazione dei fumi.
Ricordiamo – aggiunge il sindacalista – che la “Rocco D’Amato” a fronte di una capienza di circa 500 posti oggi ne conta circa 840 con un indice di sovraffollamento del 168% e che a causa anche delle inagibilità di alcune camere detentive si sta riempendo anche la sezione dove vi era un minimo di progettualità con detenuti universitari e appartenenti alla squadra di Rugby “Giallo Dozza”.
La maggioranza di Governo, che ha sì ereditato una situazione pesantissima, al di là degli slogan e dei proclami, davvero poco o nulla sta facendo per risollevarne le sorti.
Il decreto carceri, convertito in legge n. 112/2024, non risponde minimamente all’emergenza senza precedenti in atto e, anzi, contiene previsioni foriere di peggioramenti rispetto allo status quo ante, come ad esempio la riduzione del corso di formazione iniziale per gli agenti del Corpo di polizia penitenziaria a soli 60 giorni effettivi, ma persino lo stesso dettato sulla liberazione anticipata.
Servono – chiosa Maldarizzi – invece misure tangibili e ad effetto immediato che possano deflazionare la densità detentiva, potenziare gli organici della Polizia penitenziaria e delle altre figure professionali e garantire l’assistenza sanitaria e psichiatrica, con l’adeguata gestione dei ristretti tossicodipendenti e di quelli affetti da patologie psichiatriche.
Parallelamente, vanno avviate riforme complessive dell’intero apparato d’esecuzione penale con anche la reingegnerizzazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, il ripensamento del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità e la riorganizzazione del Corpo di polizia penitenziaria.
Inoltre, va messo in campo un piano organico di rifacimento delle strutture in gran parte fatiscenti, architettonicamente inadeguate, insalubri e insicure proprio come lo è il Reparto Infermeria della “Rocco D’Amato” di Bologna»