Dichiarazione del segretario generale Uil ER, Marcello Borghetti su andamentio Cig in Emilia Romagna
«Crescono i numeri della cassa integrazione sul territorio regionale. A lanciare l’allarme il focus cassa integrazione elaborato dall’ufficio studi della Uil.
In Emilia-Romagna, se analizziamo i dati del primo semestre 2024, si registrano 28,5 milioni di ore autorizzate di ammortizzatori sociali (cassa integrazione e fondi di solidarietà gestiti dall’Inps) in aumento del 67,3% rispetto allo stesso periodo del 2023, posizionando la Regione al terzo posto per maggior incremento sul piano nazionale.
Da precisare che i dati dello studio non comprendono Fsba (sostegno al reddito artigiano) e il fondo somministrati. Guardando alla sola cassa integrazione le ore autorizzate superano 28 milioni di ore con un aumento del 67,7% sul 2023, da segnalare che circa 18,7 milioni di ore sono di cassa integrazione ordinaria, ovvero nuove aziende che subentrano in crisi.
Raffrontando il primo semestre 2024 con quello 2023, ad eccezione di Piacenza e Ferrara tutte le Province registrano un aumento di cassa integrazione: Bologna con 6.763.486 ore ha un aumento del 107,6%, Forlì Cesena con 1.570.224 ore ha un aumento del 27%, Modena con 5.295.160 ore ha un aumento del 36,6%, Parma con 983.343 ore ha un aumento del 214,6%, Ravenna con 1.466.315 ore ha un aumento del 125,9%, Reggio Emilia con 5.382.499 ore ha un aumento del 195,8%, e Rimini con 3.734.805 ore, ha un aumento del 74,8%.
I dati evidenziano che le organizzazioni sindacali sono fortemente impegnate a firmare verbali di cassa integrazione, quando il tema di questi tempi è il rilancio del potere d’acquisto attraverso la contrattazione di primo e secondo livello.
Alla luce di tutto ciò, esprimiamo preoccupazione per questi numeri che contrariamente alla narrazione che racconta di una economia in espansione con crescita dell’occupazione, mostrano un quadro di sofferenza. Evidentemente anche a causa dell’instabilità a livello mondiale, vi sono cali di ordinativi e di fatturato, ma la situazione è anche determinata dalla mancanza di politiche industriali che traccino una linea chiara nella direzione dei cambiamenti produttivi in atto con il Green Deal (patto verde europeo). Questa incertezza unitamente all’assenza di politiche sociali che accompagnino la transizione ambientale, pone l’urgenza di un confronto con il Governo, ad oggi assolutamente insufficiente, per individuare interventi di rilancio.
Ribadiamo che per spingere l’acceleratore su sviluppo e buona occupazione, occorrono interventi a favore dell’economia reale. Servono forti misure di alleggerimento fiscale per favorire i consumi delle lavoratrici e dei lavoratori e di pensionate e pensionati, i rinnovi contrattuali, la rivalutazione delle pensioni, investimenti pubblici e privati mirati alla crescita di occupazione di qualità. Sarebbe bene che su questi temi, il governo convochi le parti sociali per portare risposte concrete alle persone».