Dichiarazione congiunta delle segreterie di Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil Emilia Romagna su sciopero degli addetti legno-arredo
Oggi si è svolto lo sciopero nazionale di 8 ore dei lavoratori e delle lavoratrici del comparto legno e arredo indetto dalle segreterie di Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil.
Grande partecipazione in regione alla manifestazione unitaria regionale indetta a Forlì davanti la sede di Confindustria e alta adesione allo sciopero con una media del 90%. Qualche dato: Vertaglia Infissi 95%, Ferretti Rimini 95%, Ferretti Cattolica 85%, Tecnoform 90%, Coop Imballaggio 100%, Marinelli 65%, Imola legno 60%.
I motivi dello sciopero risiedono nel rifiuto di Federlegno di riconoscere i giusti aumenti retributivi alle lavoratrici e lavoratori nonostante il settore venga da tre anni di fatturati record (+14% nel 2020, + 25,5% nel 2021, +12,6% nel 2022). Di questi profitti i lavoratori non hanno visto un euro, anzi Federlegno vuole far saltare il meccanismo di recupero automatico dell’inflazione reale.
Dal 2016 infatti il contratto nazionale del Legno-Arredo, grazie alla capacità contrattuale delle parti sociali, stabilisce un recupero dell’inflazione che ha portato aumenti economici migliori rispetto alla media degli altri contratti.
Oggi le imprese hanno deciso di non rispettare l’accordo firmato che prevede un meccanismo di recupero dell’inflazione reale, e negano la rivalutazione delle retribuzioni che, per il 2022, corrisponde a circa 130 euro al mese di aumento della paga base. Federlegno chiede inoltre che il contratto venga bloccato per un anno, negando ai lavoratori ogni miglioramento su orario, diritti e tutele.
Tutto ciò è per noi inaccettabile e continueremo a chiedere: aumenti retributivi in linea con l’inflazione per tutelare il potere d’acquisto e per combattere l’incremento di prezzi e delle bollette, meno ore di lavoro a parità di retribuzione, maggiore formazione per gli operai e per gli impiegati di un settore che resta fondamentale per l’economia italiana, come dimostra il successo del Salone del Mobile di Milano.
Non dimentichiamo che i lavoratori del settore del mobile e arredo hanno affrontato le difficoltà dovute alla crisi economica 2010-2018 e al Covid, supportando e sostenendo le loro aziende attraverso flessibilità, riduzione dei salari, processi di riqualificazione, casse integrazioni e licenziamenti, permettendo a molte aziende di traguardare la crisi e rilanciarsi.
Oggi queste imprese riscuotono i positivi risultati generati da questi passaggi ed è corretto contrattualmente ed eticamente che diano ai lavoratori, non di più, ma almeno quanto loro spettante a seguito di accordi sottoscritti per il rinnovo del contratto nazionale.