Dichiarazione congiunta delle segreterie Slc Cgil Bologna; FisTel Cisl; Uilcom Uil; Aser su Centro editoriale dehoniano
Il 15 giugno si concluderà l’asta per l’acquisto del Centro Editoriale Dehoniano (CED).
Ricordiamo che il 23 ottobre scorso i proprietari del CED portavano a fallimento una delle più importanti case editoriali di area religiosa, una esperienza storica nata nel clima del Concilio Vaticano II, che nel tempo si era proiettata nella editoria laica con l’acquisizione della casa editrice Marietti 1820.
Oltre sette mesi di esercizio provvisorio hanno dimostrato che il fallimento era determinato da incapacità manageriale; infatti, pur con una gestione straordinaria e limitata negli obiettivi, la curatela fallimentare in occasione della partecipazione alla Fiera del libro di Torino svoltasi la scorsa settimana, ha presentato “nuovi progetti (tra cui una collana “Gold”) che sventano l’annunciato fallimento” e assicurato “una nuova prospettiva alla storica sigla, ancora tra i leader del mercato librario religioso italiano”.
Anche sulla base di questi oggettivi risultati, numerosi interessamenti si sono manifestati in questi mesi, ad ulteriore conferma delle potenzialità di mercato di questa azienda.
In particolare tre soggetti imprenditoriali si sono rapportati con le organizzazioni sindacali, due manifestando un interesse per l’azienda nel suo complesso ed uno solo per il ramo EDB senza il settore della scolastica e senza il ramo Marietti 1820.
Le interlocuzioni sulla tutela occupazionale sono in corso, i sindacati hanno posto come esigenza primaria il rispetto del Patto regionale per il Lavoro ed il Clima.
Purtroppo ci sono alcune criticità:
- la scelta della curatela di aver offerto contestualmente nella gara d’asta sia il lotto che prevede la vendita dell’azienda nel suo complesso, sia altri tre lotti (EDB esclusa scolastica e Marietti, solo Marietti, solo scolastica), configurando uno scenario più complicato da gestire;
- alcuni imprenditori hanno scelto di mantenere un anonimato che in questa fase delle trattative ci sembra opportuno superare;
- alcuni imprenditori ipotizzano riduzioni di personale che ci sembrano eccessive rispetto ai progetti industriali presentati.
Noi crediamo che sia possibile ed auspicabile che il nostro territorio, con la rete associazionistica ed il supporto istituzionale di cui è dotato, sappia esprimere con trasparenza una offerta con le seguenti caratteristiche:
- La salvaguardia dell’unità aziendale e del patrimonio culturale che essa rappresenta
- La garanzia della continuità occupazionale di tutti i 19 lavoratori rimasti (ricordiamo che purtroppo dalla data del fallimento sono usciti altri 6 lavoratori e lavoratrici)
- L’impegno a rispettare i criteri definiti nel Patto regionale per il Lavoro ed il Clima per le situazioni di crisi
- Il mantenimento della sede di lavoro su Bologna.
Il tempo rimasto è poco, ma è più che sufficiente affinché tutti quelli che credono nei valori etici di chi lavora, dalla Confindustria al sistema Cooperativo, dalla Curia alle Fondazioni del territorio, si uniscano per dare una chance al futuro di una voce importante di pace nella editoria religiosa e non solo.