Tra il 2019 e il primo trimestre di quest’anno 173 mila lavoratori di oltre 8.400 imprese dell’Emilia-Romagna hanno partecipato a corsi formativi finanziati da Fondimpresa, Fondo interprofessionale per la formazione continua costituito da Confindustria e CGIL CISL e UIL che consente di utilizzare le risorse dello 0,30% del monte salari tramite due strumenti: gli Avvisi nazionali e il Conto Formazione di ogni azienda.
Le imprese dell’Emilia-Romagna aderenti a Fondimpresa, il maggiore tra i Fondi interprofessionali, sono circa 12.500, con quasi mezzo milione di occupati. Tra il 2019 e il primo trimestre 2021 i piani formativi presentati dalle imprese emiliano-romagnole hanno consentito di realizzare oltre 2,2 milioni di ore di formazione per un valore complessivo di oltre 82 milioni di euro.
Sono alcuni dei dati illustrati in occasione dell’incontro “Formazione in azienda, chiave per la ripartenza” organizzato oggi a Bologna da Orione, Organismo bilaterale per la formazione costituito da Confindustria e CGIL, CISL e UIL dell’Emilia-Romagna.
Si evidenzia una grande vivacità delle piccole imprese: il 54% delle imprese che hanno organizzato corsi di formazione con Fondimpresa ha meno di 50 dipendenti.
Il 91% dei lavoratori esprime soddisfazione sull’utilità della formazione e sulla trasferibilità nell’attività lavorativa delle conoscenze apprese.
Le imprese sono impegnate a rafforzare le competenze digitali indispensabili per ottimizzare i processi e sviluppare il modello di business. Le nuove competenze tecnico-specialistiche riguardano tecnologie robotiche, Big Data e Analytics, Internet of Things, in linea con il Piano Impresa 4.0. Le competenze trasversali e soft skills − leadership, problem solving, team working − sono sempre molto richieste ed emergono nuove esigenze formative legate allo sviluppo dello smart working e all’uso di strumenti informatici ad esso connessi.
Nel primo trimestre di quest’anno, per la prima volta, il numero di lavoratrici donne è superiore a quello dei colleghi maschi: il 53% dei lavoratori in formazione è donna.
Circa il 63% dei lavoratori formati ha un’età compresa tra i 40 e i 59 anni, a riprova di una formazione attenta all’occupabilità dei lavoratori e all’incremento delle competenze in relazione alle nuove tecnologie.
L’incontro è stato introdotto da Daniele Botti e Roberto Rinaldi, rispettivamente Presidente e Vicepresidente di Orione. Sono seguite due tavole rotonde: la prima dedicata ad una riflessione sui fabbisogni di competenze e professionalità nell’era post-Covid, a cui hanno partecipato la Direttrice HR del Gruppo Maggioli Cristina Maggioli, il Chief Human Capital Director di Bonfiglioli SpA Alberto Fusi, la componente RSU Federica Gandini di Barilla e un componente RSU di Gruppo Concorde, la seconda sul ruolo delle parti sociali nelle prossime sfide della formazione.
«In questa fase di ripresa economica mancano le competenze tecniche strategiche per la crescita delle imprese − sottolinea il Vicepresidente di Confindustria Emilia-Romagna Corrado Beldì – e gli imprenditori faticano a reperire sia i profili tecnici di base sia quelli specializzati: il 25% delle imprese emiliano-romagnole ha difficoltà contro il 21% a livello nazionale. Dobbiamo rafforzare l’impegno a tutti i livelli, Fondimpresa e Regione, per la formazione dei dipendenti sui temi dello sviluppo tecnologico e produttivo, specie negli ambiti digitale, transizione ecologica, internazionalizzazione, innovazione organizzativa, specie per le PMI. Occorre anche coinvolgere le imprese nella progettazione dei percorsi formativi e semplificare le modalità di accesso e gestione della formazione».
«Un’occupazione di qualità − dichiara il Segretario generale di CGIL Emilia-Romagna Luigi Giove − passa anche da un importante investimento sulla formazione e sulla riqualificazione professionale. È ciò che serve al Paese e alla nostra regione, ed è l’obiettivo a cui lavora Orione. È positivo poi che, per la prima volta, il numero di lavoratrici coinvolte è superiore agli uomini. Perché non dobbiamo mai dimenticare che la crisi causata dalla pandemia ha colpito, anche in questa regione, soprattutto le donne».
«La crisi pandemica − afferma il Segretario generale di CISL Emilia-Romagna Filippo Pieri − ha con tutta evidenza accelerato i tempi della transizione tecnologica e occupazionale. Per rispondere a questi cambiamenti in atto serve un grande patto per l’aggiornamento e l’adeguamento delle competenze dei lavoratori. Un patto che dovrà prevedere la possibilità concreta per i fondi interprofessionali e i fondi strutturali europei (che sono gli enti e i fondi che, con la formazione, finanziano l’adeguamento delle competenze e la riqualificazione dei lavoratori) di interagire in azioni complementari. Bisogna, quindi, fare in modo che tra le regole, le leve operative, gli strumenti di indirizzo e di servizio predisposti anche a livello regionale, vi sia la compatibilità necessaria ad alleanze e azioni comuni».
«Oggi è più che mai necessario investire risorse nella formazione di chi è occupato − osserva il Segretario generale di UIL Emilia-Romagna e Bologna Giuliano Zignani −. La crisi prima, la pandemia poi hanno modificato in modo radicale il mondo del lavoro. La formazione professionale diventa quindi uno strumento fondamentale per acquisire nuove competenze tese alla valorizzazione di chi lavora. Va anche detto che la formazione non si può limitare ad un semplice momento della vita lavorativa, ma deve essere permanente. Solo così i lavoratori, quindi le imprese, possono essere all’avanguardia».
«Il cambiamento che abbiamo davanti ci impone una transizione sul piano delle competenze, che dobbiamo gestire con grande attenzione, per evitare che si formi una bolla di lavoro povero e di imprese povere che rischiano di restare senza un futuro, ai margini del sistema economico e produttivo e della società − dichiara Vincenzo Colla, Assessore allo Sviluppo Economico, Green Economy, Formazione e Lavoro della Regione Emilia-Romagna −. Come abbiamo scritto nel Patto per il Lavoro e per il Clima investiremo sempre di più sui saperi e sulle nuove competenze, sostenendo anche la formazione e l’aggiornamento continuo per rispondere alle nuove esigenze delle imprese, in particolare nei settori del digitale e del green. Bisogna creare una nuova alfabetizzazione continua per il governo delle tecnologie, dell’innovazione e della digitalizzazione. Un investimento che dovrà interessare tutti i lavoratori, con un’attenzione particolare alle donne e alle fasce di età più in difficoltà».
«Fondimpresa è pronta a sostenere le sue imprese aderenti: competenze digitali, innovazione tecnologica, green transition ed economia circolare sono i campi in cui si svilupperanno le competenze del futuro, è necessario investire in formazione, moneta utile a superare il mismatch − conclude il Presidente di Fondimpresa Aurelio Regina –. Sarà fondamentale nel PNRR rilanciare il ruolo dei Fondi interprofessionali, darci modo di operare come strumenti di politica attiva, restituire ai Fondi il prelievo forzoso operato ormai dal 2014 sullo 0,30 e consentire alle aziende di poter utilizzare a pieno le loro risorse».