Dichiarazione congiunta delle segreterie di Flc Cgil; Cisl Scuola Fsur; Uil Scuola Rua; Snals Confsal; Gilda Fgu dell’Emilia Romagna su vaccinazioni personale scolastico
Nei giorni scorsi la Regione Emilia-Romagna ha garantito a tutto il personale scolastico che dal 22 febbraio sarebbe stato possibile contattare il proprio medico di base per prenotare la somministrazione del vaccino e che entro la fine di marzo detto personale avrà la possibilità di essere vaccinato. Ad oggi, mentre aumentano i comuni in cui la regione sta chiudendo le scuole (obbligando le stesse a passare alla didattica a distanza) per il preoccupante incremento della diffusione delle nuove varianti del virus, stiamo assistendo a diverse criticità organizzative che rallentano la somministrazione del vaccino e relegano l’Emilia-Romagna tra le ultime regioni per percentuale di personale scolastico vaccinato a livello nazionale.
Dalle parole bisogna passare ai fatti. Se le attività didattiche in presenza – per la gran parte dei segmenti scolastici – dopo un anno dal primo lockdown sono state sospese per ragioni sanitarie, perpetuando ulteriormente il disagio e il sacrificio che studenti, famiglie, operatori scolastici affrontano da oltre un anno, occorre porci una domanda. È stato fatto quanto possibile per garantire la scuola in presenza e la sicurezza dei luoghi di lavoro? La risposta è chiara: NO.
Ora non si perda altro tempo. Queste settimane devono servire per imprimere una accelerazione al piano vaccinale rivolto al personale dei settori della conoscenza, rafforzando e supportando la modalità organizzativa della somministrazione, per ora affidata ai soli medici di medicina generale. Occorre altresì prevedere e garantire che tutto il personale over 65, i lavoratori “fragili”, tutti coloro che a vario titolo operano all’interno delle scuole rientrino, fin da subito, senza distinzione nel piano vaccinale programmato dalla regione. Nessuno deve restare escluso.
Il virus non aspetta e la scuola ha l’urgenza di poter tornare stabilmente e in sicurezza ad una didattica in presenza.
Queste misure certamente non bastano: serve una revisione immediata del protocollo sulla sicurezza, l’abbassamento del numero di alunni per classe, l’investimento sugli organici, la stabilizzazione del personale. Se la scuola è la priorità per il Paese, la politica faccia la propria parte».