Dichiarazione congiunta delle segreterie di Adiconsum Emilia-Romagna,Federconsumatori Emilia-Romagna, Lega Consumatori Emilia-Romagna, Adoc Emilia Romagna, Udicon Emilia-Romagna sui saldi in Emilia Romagna
Il 1° dicembre si è tenuto un incontro online, convocato dall’assessore regionale al Commercio Andrea Corsini, sul tema saldi invernali. All’incontro hanno partecipato le associazioni degli operatori del piccolo commercio, alcune amministrazioni locali, le associazioni dei Consumatori e quelle sindacali. L’assessore ha presentato in apertura una proposta, quella di rispondere ai problemi del piccolo commercio spostando di un mese l’avvio dei saldi, e superando allo stesso tempo il divieto di promozioni nel mese precedente.
Per le associazioni dei consumatori, al di là del riconoscimento della difficile fase per tutti, un sistema collaudato come quello dei saldi a partire dal primo sabato di gennaio (con il contestuale divieto della promozionalità a dicembre, spesso priva di reali contenuti), garantiva tutti, imprenditori e consumatori.
L’imprenditore perché gode del forte impatto, anche mediatico, attorno ad un periodo nel quale ormai si concentra una parte determinante dei fatturati; il consumatore perché ha maggiori garanzie che i prodotti in saldo siano effettivamente scontati, e siano per davvero rimanenze di stagione, e non altro.
Tutto questo non avverrà in Emilia Romagna. Nonostante il parere critico delle associazioni dei consumatori, e la contrarietà dell’unico capoluogo di provincia intervenuto, l’assessore ha annunciato l’adozione, da parte della Regione, del provvedimento presentato in apertura. I saldi inizieranno quindi il 30 gennaio, e le promozioni sono possibili da subito. Quali gli effetti?
Il primo effetto sarà il caos generato dal fatto che molte Regioni adotteranno o hanno già adottato, d’intesa con le associazioni del commercio, provvedimenti anche radicalmente diversi, col rischio di incentivare la mobilità interregionale dei consumatori in un periodo decisamente complicato.
Il secondo effetto è l’impossibilità per i consumatori di rendersi conto se le promozioni a dicembre e gennaio saranno effettivamente reali, o se al contrario saranno soltanto operazioni di marketing: un cartello o poco più.
Il terzo effetto è quello di cancellare anche i saldi invernali, come già accaduto pochi mesi fa a quelli estivi, spostati al 1° agosto. Nessuno può credere che sia davvero possibile, dopo due mesi di “offerte speciali”, avere un consumatore interessato a quello che resta sugli scaffali.
Il quarto effetto è quello, negativo, sui prezzi al consumatore. Come ci è stato riferito nel corso dell’incontro da parte di una associazione del commercio, “con le offerte speciali i margini per le imprese restano alti, mentre crollano con i saldi”. Significa esattamente questo, che saranno i consumatori, ancora una volta, a pagare.
Le associazioni dei consumatori hanno presentato una proposta alternativa, che cercava di mettere assieme le diverse esigenze. Abbiamo proposto che i saldi partissero il 15 gennaio, e che soltanto nei 15 giorni precedenti fosse possibile attuare promozioni. Una proposta di mediazione, che purtroppo è stata respinta dall’assessore Corsini, che ha confermato l’impostazione iniziale.
Quella sui saldi invernali 2021 è quindi per noi una operazione, per quanto legittima, non condivisibile e scarsamente lungimirante. Una iniziativa che, è facile prevederlo, troverà contrarietà anche tra gli stessi operatori del commercio. Una operazione che frantuma la forza e l’impatto di una iniziativa come i saldi in una pletora di piccole iniziative individuali.
In un periodo come questo sarebbe stato opportuno costruire azioni fortemente condivise, perché commercianti e consumatori sono soggetti interdipendenti, e non si salva un settore, quello del piccolo commercio, facendo pagare il conto ai consumatori. Perché il rischio, va ricordato, è l’ancor maggiore crescita dei colossi dell’online, che nei prossimi mesi si troveranno davanti un concorrente ancora più debole.