Dichiarazione congiunta delle segreterie regionali di Filt Cgil; Fit Cisl; Uiltrasporti; Ugl Ta su investimenti aeroporti in Emilia Romagna
Le segreterie regionali FILT CGIL , FIT CISL, UILTRASPORTI, UGL TA hanno appreso dai media la notizia dell’operazione che vede da parte della Regione l’investimento di svariati milioni su due scali minori dell’Emilia Romagna, prima su quello di Parma e ora su quello di Forli.
Le suddette hanno segnalato, nell’unico incontro avuto a maggio con la Regione, nella persona dell’assessore Corsini, sul tema degli aeroporti dell’Emilia Romagna, quanto l’impatto della crisi da COVID19 sul trasporto aereo fosse dirompente in particolare sull’aeroporto di Bologna, che vede l’impiego di più di 5000 persone tra operatori aeroportuali (1200 circa) e operatori dei servizi.
Da maggio la situazione è purtroppo peggiorata a livello mondiale, e già prima della nuova fase pandemica, i dati Eurocontrol di settembre 2020 prevedevano una ripresa del traffico aereo assai lenta, con un eventuale, ma non scontato, ritorno ai volumi del 2019 solo nel 2024-25.
Non siamo a conoscenza del piano industriale dell’aeroporto di Forlì per capire la prospettiva del fattore lavoro in un aeroporto fermo da anni e che attualmente vede pochissime unità impiegate.
La riapertura dell’aeroporto di Forlì può essere utile per la crescita del territorio emiliano-romagnolo, ma non può essere a scapito di Bologna, il cui aeroporto nel 2019 aveva superato quota 10 milioni di passeggeri e che di fatto è la porta di accesso a tutta la regione, in una città che è snodo strategico per tutto il Paese grazie alle infrastrutture presenti (vedi alta velocità).
Nell’attuale situazione di crisi da COVID19 l’aeroporto di Bologna, definito strategico a livello nazionale, ha continuato ad operare quasi senza traffico anche durante il lockdown, mentre le aziende di gestione e handling hanno dovuto ricorrere alla cassa integrazione per tutti i dipendenti.
Non è prevista una crescita del traffico nel breve periodo, anzi si prevede un ulteriore calo. E’ necessario, in questo contesto, dare un’urgente risposta alle richieste avanzate alla Regione dalle scriventi già nel mese di maggio, con risorse da mettere in campo per l’aeroporto di Bologna che tengano conto della tutela occupazionale, delle competenze acquisite da lavoratrici e lavoratori del settore e di importanti investimenti da fare sul sito aeroportuale per far si che lo scalo e il suo indotto rimangano operativi e pronti per la ripartenza quando questa avverrà.
Per garantire una prospettiva in sintonia con le dichiarazioni della Regione è importante che Bologna abbia investimenti proporzionali a quanto oggi è stato investito sugli altri scali di Parma e Forlì, tenendo conto della sua dimensione, di ciò che oggi rappresenta per tutto il territorio e del consolidato numero di lavoratrici e lavoratori presenti nel sito per non mettere a rischio l’occupazione e la vera possibilità di ripartenza. Solo se si agisce in quest’ottica l’operazione può essere utile alla crescita del territorio.