Dichiarazione congiunta delle segreterie generali di Fai Cisl; Flai Cgil; Uila su rinnovo contratto nazionale
Dopo nove mesi di trattative e due giorni di negoziato no-stop, nella notte del 31 luglio è stato siglato il rinnovo del contratto nazionale dell’industria alimentare 2019-2023 tra Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil e Unionfood, Ancit e AssoBirra. Un contratto importante, il secondo nel manifatturiero nel nostro Paese, che interessa 400.000 lavoratrici e lavoratori, 50.000 in regione (a livello provinciale: Bologna 6.500; Modena 10.500; Parma 15.000; Reggio Emilia 6.000; Ravenna 3.500; Ferrara 1.500; Forlì-Cesena 2.500; Piacenza 2.500; Rimini 2.000).
È stato fatto il possibile in questi nove mesi per tenere unite le controparti, ma le divisioni dentro Federalimentare non si sono ricomposte. Le altre undici associazioni, che rappresentano vari settori dell’industria alimentare, hanno abbandonato il tavolo poco prima della conclusione della trattativa, perché contrarie all’incremento aggiuntivo della retribuzione (incluso poi nel contratto sottoscritto) di 13 euro a carico delle aziende (a partire dall’aprile 2023). Una scelta incomprensibile poiché erano già stati concordati, anche con loro, tutti i miglioramenti normativi e l’incremento del Tem (trattamento economico minimo).
Questo contratto, infatti, frutto di tanti momenti di confronto e mobilitazioni, riconosce un aumento salariale assolutamente appropriato (di 119 euro a regime) a cui si aggiungono 5 euro di welfare e 30 euro che verranno erogati a tutti i lavoratori per i quali non viene svolta la contrattazione di secondo livello.
Ma proprio per il rifiuto delle 11 associazioni, questo rinnovo è ancora lontano per le industrie alimentari della nostra regione. Sono poche le aziende emiliano romagnole che aderiscono alle tre associazioni firmatarie, la maggior parte è legata alle restanti federazioni, da Assocarni (macelli) e Assica (salumifici) ad Assobibe (Coca-Cola) Anicav (conserve vegetali).
Da oggi però c’è un contratto valido fino al 2023, quindi per Fai Flai Uila non esiste altra intesa: il contratto di riferimento, per chiunque vorrà rinnovarlo, sarà quello siglato nella notte del 31 luglio. Perché il nostro obiettivo rimane la conferma di un contratto unico e di un modello di relazioni industriali forte, strutturato, responsabile, che tuteli tutte le lavoratrici e i lavoratori dell’industria alimentare.
Di conseguenza, Fai, Flai e Uila nazionali hanno deciso di proclamare un primo pacchetto di iniziative di mobilitazione consistenti nel blocco (per tre settimane a partire dal 24 agosto) delle flessibilità, degli straordinari e delle prestazioni aggiuntive in tutte le aziende che non applicano il CCNL rinnovato il 31 luglio e che rientrano nell’area di rappresentanza delle associazioni datoriali che non hanno sottoscritto tale accordo. La decisione di posticipare al 24 agosto l’inizio dello stato di agitazione dimostra la volontà di concedere ancora del tempo alle associazioni per sottoscrivere questo rinnovo e di farlo applicare.
Tra i punti qualificanti del rinnovo segnaliamo:
- l’obbligo di garantire l’acceso alla formazione a tutti i lavoratori; recepimento dei contenuti del Patto della Fabbrica su partecipazione e coinvolgimento dei lavoratori;
- obbligo, da parte dell’azienda, in caso di mancata iscrizione al sistema di welfare, a versare 20 euro mensili in busta paga;
- viene normato in maniera innovativa il lavoro agile, a partire dal diritto alla disconnessione e alla privacy;
- in materia di tutela della salute, viene rafforzata la formazione e si impegnano le parti a dedicare una giornata al tema della sicurezza sul lavoro;
- migliorata la normativa degli appalti, che vincola all’applicazione del contratto nazionale del settore merceologico delle attività appaltate, sottoscritte dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative;
- in materia di congedi parentali vengono ampliati sia quelli retribuiti che non retribuiti, per i figli a carico e l’assistenza familiare, e viene riconosciuto il congedo per donne vittime di violenza;
- prolungamento dell’esenzione dal lavoro notturno per le lavoratrici che rientrano dalla maternità e per i padri in condizione di mono genitorialità.