Dichiarazione congiunta delle segreterie di Flc Cgil ; Cisl Scuola Fsur; Uil Scuola Rua; Snals Confsal; Gilda Fgu dell’Emilia Romagna su ripartenza della scuola in Emilia Romagna
Siamo vicini alle richieste formulate in questi giorni dai presidenti dei Consigli di Istituto che proprio a Bologna hanno consegnato una lunga lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Siamo anche vicini alle proposte degli studenti preoccupati per una scuola dimezzata senza prospettiva e futuro.
Perché, a meno di un mese dall’avvio dell’anno scolastico, le scuole dell’Emilia-Romagna non sanno ancora come poter ripartire in sicurezza e in presenza. E questo nonostante l’enorme lavoro e il pressing a cui sono sottoposti dirigenti scolastici e tutto il personale, alle prese con indicazioni e linee guida generiche e richieste di personale aggiuntivo che subiscono continui cambiamenti.
Il tempo è scaduto, lo abbiamo anche ricordato alla ministra all’Istruzione Lucia Azzolina durante la sua visita in regione. La scuola è la priorità per la ripartenza del Paese, quindi invece di affannarsi a ripetere che tutto va bene, sarebbe meglio fornire risposte concrete.
La scuola dell’Emilia-Romagna si sta impoverendo e, oltre all’emergenza sanitaria, presto dovremo fare i conti con un’altra emergenza, quella educativa. Non ci bastano le rassicurazioni di questi giorni che descrivono una scuola emiliano romagnola che funziona e che può ripartire nonostante tutto.
Se, come si apprende, le risorse aggiuntive che distribuirà il Ministero saranno attribuite per il 50% in base alle richieste degli Uffici scolastici regionali, allora ci aspettiamo che in questa regione siano all’altezza delle aspettative e quindi legate all’esigenza vera di evitare classi pollaio, di garantire il tempo scuola, spazi idonei al mantenimento delle distanze di sicurezza, alla sorveglianza e alle necessità di igienizzazione. Un ruolo fondamentale lo ricoprono anche gli Enti locali che devono fare la loro parte e recuperare i ritardi accumulati per quanto riguarda gli adeguamenti e il reperimento di spazi aggiuntivi.
Certezze quindi oggi in Emilia-Romagna non ce ne sono. L’organico finora assegnato non corrisponde al bisogno di classi normo dimensionate, troppe sono ancora le segnalazioni dei territori di classi pollaio di 28/30 alunni, per non parlare del tempo scuola che sarà fortemente condizionato dalla riduzione dell’orario ordinario e il ricorso alla didattica a distanza.
In alcuni casi, è bene dirlo chiaramente, il tempo pieno della scuola primaria non sarà garantito. E così nessuna chiarezza anche per la scuola dell’infanzia (distanziamento, piccoli gruppi…), con un’unica quasi certezza per i bambini legata al consumo dei pasti (ossia, tutti seduti nei propri banchi con il pasto monoporzione).
Lo diciamo da tempo, servono disposizioni coerenti e coraggiose al di fuori di ogni retorica. La scuola dell’Emilia Romagna non può arretrare. Per questo servono risorse e misure straordinarie e un’attenzione delle istituzioni regionali e territoriali che spingano nella giusta direzione: garantire il diritto allo studio, in presenza ed in sicurezza, di tutte le bambine e i bambini, di tutte le studentesse e gli studenti della nostra regione coniugato alla tutela di tutto il personale scolastico.
Non si riparte senza investimenti in personale, senza un investimento culturale sulle priorità e senza un’idea di scuola da troppo tempo assente nel nostro Paese. Sarebbe l’ennesima occasione persa che non potremmo sopportare».