Dichiarazione congiuta delle segreterie di Fillea, Filca e Feneal ER sul Durc in edilizia
In commissione Bilancio alla Camera, su proposta del M5S, è stato cancellato l’articolo del Decreto Rilancio che fissava la proroga dei Durc (valida fino al 31 gennaio per via del lockdown) non oltre il 15 giugno. Posticipare invece il ritorno alla regolarità contributiva oltre il 15 giugno impedirà alle Casse edili di emettere i versamenti attesi per il mese di luglio, ovvero affamare i lavoratori edili e le loro famiglie. Un colpo di spugna vero e proprio sui diritti dei lavoratori, un regalo per i caporali e le imprese scorrette.
Il Durc (Documento unico di regolarità contributiva), infatti, attesta il corretto versamento dei contributi che le aziende edili devono fare nei confronti dei propri dipendenti. In particolare, gli accantonamenti versati alla Cassa edile servono per pagare ai lavoratori ferie, permessi, ratei della tredicesima e anzianità edile.
L’articolo che individuava la proroga entro il 15 giugno era stato richiesto dalle parti sociali dell’edilizia al Governo ed è stato oggetto di un’intesa raggiunta ad aprile con i ministri del Lavoro, Nunzia Catalfo, e delle Infrastrutture, Paola De Micheli. Perfino il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, durante gli Stati generali, si era impegnato con i sindacati per un rafforzamento del Durc e degli strumenti di contrasto al lavoro nero, mentre questo provvedimento risulta essere in netto contrasto con quanto dichiarato.
Altro che lotta al lavoro nero, altro che lotta all’illegalità, alle mafie e alla criminalità.
Come Fillea CGIL, Filca CISL e Feneal UIL Emilia-Romagna sollecitiamo il riconfermato presidente regionale dell’Ance ad unirsi alle nostre rivendicazioni, affinché il Parlamento modifichi questa decisione sbagliata le cui conseguenze saranno paradossali e pericolose: un’impresa edile risulta regolare e può lavorare fino a fine anno senza pagare i contributi Inps, Inail e gli accantonamenti in Cassa edile (ferie, permessi, ratei di tredicesima). Può addirittura tenere i lavoratori in nero ma partecipare ad appalti pubblici e beneficiare di incentivi. Un’azienda che nasce oggi, invece, potrebbe lavorare senza aver mai pagato un contributo e risultare regolare, al pari di chi invece fa impresa seriamente pagando i lavoratori e rispettando leggi e contratti.
Se il Governo non rimedierà immediatamente all’ignobile decisione della commissione Bilancio, come Fillea CGIL – Filca CISL e Feneal UIL regionali siamo pronti a dare vita ad una protesta dei lavoratori».