Dichiarazione congiunta delle segreterie generali di Cgil-Cisl-Uil Emilia Romagna su processo Grimilde
Cgil-Cisl-UIl Emilia Romagna, insieme alle rispettive strutture territoriali di (Piacenza e Reggio Emilia), si sono costituite parte civile nel procedimento contro la ‘ndrangheta che è scaturita dall’indagine della Dda di Bologna denominata “Grimilde”.
L’ordinanza odierna del Giudice per l’Udienza Preliminare di Bologna, dott. Sandro Pecorella, nell’ammettere la costituzione delle parti civili, conferma che, a pieno titolo, le Organizzazioni Sindacali hanno legittimazione processuale, potendo esercitare anche in quell’ambito la propria azione di tutela del lavoro.
Le tre Confederazioni regionali con questo atto, vogliono ribadire ancora una volta in modo fermo e deciso la volontà di combattere e contrastare il crimine organizzato di origine mafiosa come avvenuto nel processo “Aemilia” – al quale è connesso il processo “Grimilde” – e tutte le forme di illegalità nel mondo del lavoro che sono oramai dichiaratamente penetrate anche nella nostra Regione.
Il Testo Unico per la promozione della legalità e la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili (la l.r. 28 ottobre 2016, n. 18) e i diversi protocolli per la legalità sottoscritti con i Prefetti, gli Enti Locali e le società partecipate sul piano territoriale ci hanno permesso di intraprendere azioni contrattuali nei luoghi di lavoro di contrasto al malaffare e all’illegalità nelle imprese.
Le segnalazioni alle Autorità preposte e la concreta collaborazione con le Istituzioni hanno rappresentato e rappresentano per noi i cardini fondamentali della nostra azione contro la criminalità organizzata e contro il mancato riconoscimento dei diritti di lavoratrici e lavoratori.
La formalizzazione dell’ipotesi di accusa nel procedimento “Grimilde”, i 16 arresti, il coinvolgimento di 83 persone, esplicitano ulteriormente e in modo macroscopico la dimensione dei problemi con i quali siamo chiamati a misurarci.
Siamo ancora una volta di fronte all’espandersi dei settori a rischio o oggetto di infiltrazione mafiosa, come ad esempio, per citarne uno su tutti, il settore delle costruzioni, nei quali la grave crisi economica può offrire uno spazio di azione alle mafie; esempio ne sia il recente caso denunciato da un imprenditore edile piacentino avvicinato dalla ‘ndrangheta per un prestito economico in cambio della partecipazione degli stessi nelle scelte dell’impresa.
Non possiamo abbassare la guardia. Come Cgil-Cisl-Uil dell’Emilia Romagna siamo quindi determinati nell’urgenza di affrontare, dentro la crisi che purtroppo già si manifesta anche in questa Regione, il tema della legalità.
Nei prossimi giorni con la convocazione della Consulta regionale delle Legalità avanzeremo proposte specifiche, con l’obiettivo di far si che il “Nuovo Patto per il Lavoro” indicato dalla Regione Emilia Romagna divenga un ulteriore presidio di legalità e si confermi un Patto per combattere le Mafie nella nostra Regione».