La Regione Emilia-Romagna “assuma immediate iniziative per sottoporre il personale di Polizia penitenziaria ad un continuo monitoraggio tramite tampone o altra attivita’ che ne certifichi la negativita’ al coronavirus”.
Questa la richiesta avanzata dal segretario regionale della Uil Pa Polizia penitenziaria, Domenico Maldarizzi, in una lettera al presidente Stefano Bonaccini, al commissario Sergio Venturi, all’assessore regionale alla Salute, Raffaele Donini, e al provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria, Gloria Manzelli.
La richiesta arriva dopo l’annuncio, da parte di viale Aldo Moro, di voler “incrementare i tamponi per scoprire eventuali positivi al coronavirus anche tra i cosiddetti asintomatici”. Un’iniziativa “di grande utilità” secondo Maldarizzi, che però, pur “completamente d’accordo” con la decisione di “partire da chi lavora nella sanità regionale”, non nasconde di essere “preoccupato dall’ipotesi che anche la Regione, in questo caso, dimentichi l’esistenza degli istituti di pena, dove vivono e lavorano migliaia di cittadini, come nel caso del carcere di Bologna, una comunita’ di circa 1.500 cittadini, chiusi dentro quattro mura senza le pur minime condizioni di sicurezza dopo le rivolte della scorsa settimana“.
Il sindacalista evidenzia che nelle carceri emiliano-romagnole “lavorano circa 3.000 persone tra poliziotti penitenziari e personale delle funzioni centrali in posti di servizio inidonei dopo le rivolte, senza dispositivi di protezione individuale come guanti e mascherine”. E visto che “da qualche giorno il coronavirus sta iniziando ad entrare nelle carceri, come è successo a Vigevano e Milano, e che, da notizie dell’ultim’ora, pare ci sia anche un caso nell’istituto di Parma, è facile immaginare le conseguenze che si potrebbero avere se si diffondesse tra detenuti ed operatori penitenziari”.
(Fonte: Agenzia Dire)