In queste giornate caotiche successive alla rivolta all’interno del carcere bolognese della Dozza, che ha portato all’inagibilità del Reparto giudiziario, la Polizia penitenziaria di Bologna è rimasta completamente sola, abbandonata da tutti”.
A lanciare l’attacco è come il Reparto teatro della rivolta della scorsa settimana sia “pieno di detenuti”, nonostante sia “distrutto, tutto bruciato e senza il minimo livello di sicurezza”. Per dare un’idea della situazione, Maldarizzi afferma che per gli agenti lavorare nel Reparto giudiziario della Dozza è “essere costretti a vivere per 8-10 ore al giorno in un’abitazione dopo un grave incendio, in mezzo a muri neri e aria irrespirabile”.
Come se non bastasse, attacca il sindacalista, per l’assoluta mancanza di sicurezza e a causa dei locali distrutti, i ristretti sono stipati nelle loro celle chiusi per 24 ore al giorno, anche se questo stato di cose l’hanno provocato loro. Fino a quando resisteranno?”, domanda Maldarizzi che chiede anche “fino a quando terranno gli agenti della Polizia penitenziaria, che da lunedi’ scorso si puo’ dire che siano in servizio continuativo, con tantissime ore di straordinario senza recupero psicofisico”.
E nonostante
tutti i sindacati abbiano scritto al ministro, al capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, al provveditore e perfino a prefetto, procuratore e sindaco di Bologna per l’inagibilità del Reparto giudiziario, ad oggi nessuno si è degnato di rispondere o di prendere provvedimenti”, e nemmeno di dare, “come accadeva fino a ieri, una pacca sulla spalla”.
Tutto quello che si è potuto ottenere, allarga le braccia Maldarizzi, sono stati “50 trasferimenti di detenuti coinvolti nella rivolta, che è stato come togliere un bicchiere d’acqua da una piscina olimpionica”.
E anche se “è vero che eravamo già sovraffollati in tutta Italia e che molti altri istituti sono stati distrutti in parte dalle rivolte, è pur vero che, in alcuni istituti, ci sono padiglioni già pronti ma chiusi ancora dalla burocrazia, come Parma con 200 posti disponibili: cosa si aspetta ad aprirlo?”.
Infine, Maldarizzi ricorda che
anche in carcere c’è il pericolo di contagio da coronavirus: non abbiamo uno straccio di mascherina e utilizziamo sciarpe e scaldacollo: questo è il trattamento che subisce la Polizia penitenziaria, questa è la considerazione che si ha di uno dei quattro corpi di Polizia dello Stato».
(Fonte: Agenzia Dire)