Dichiarazione del segretario generale Uil Emilia Romagna e Bologna, Giuliano Zignani su Nuovo Patto per il Lavoro in Emilia Romagna
In Emilia Romagna la Cig vola: in un anno (2018-2019) segna un critico +38% (da 14.055.549 ore a 19.447.476 ore). Per non parlare del preoccupante +11% conquistato in un solo mese novembre-dicembre 2019 (da 1.962.220 ore a 2.178.805 ore). Le crisi aziendali sono ormai materia quotidiana. Un elenco di chiusure da pagina di necrologi.
L’Emilia Romagna sta impoverendo il suo tessuto produttivo soprattutto quello che l’ha resa tale: le piccole e medie imprese. Inoltre, l’Emilia Romagna guarda poco a tutto quel mondo di partite Iva che nasconde precariato e sfruttamento. Oltre che evasione fiscale.
Un Nuovo Patto per il lavoro non è più procrastinabile. Anche perché un simile documento non si firma da mattina a sera, ma richiede un attento confronto. Confidiamo, pertanto, nella celerità del presidente della Regione, Stefano Bonaccini nel rendere operativa la Giunta senza più frapporre tempo.
Essendo nuovo, questo Patto può rappresentare una svolta per il mondo del lavoro. Magari attraverso quegli strumenti che ci permettono di raddrizzare le storture di quella sciagura che è il Jobs Act. Una sciagura sia perché figlia di un’assoluta sordità verso le parti sociali sia perché attua una politica che non aiuta le imprese e non genera buona occupazione.
Vero si tratta di una legge nazionale, ma la Regione può fare la sua parte: sancendo principi e definendo regole su cui far poggiare un mercato del lavoro, in Emilia Romagna, sano. I principi, sottolineo, non sono parole astratte, ma la carta d’identità di un sistema valoriale su cui costruire l’Emilia Romagna dei prossimi anni.
Ad esempio, l’articolo 18: perché non inserire, nel Nuovo Patto per il Lavoro, un suo ritorno, magari nella contrattazione di secondo livello? La Uil Emilia Romagna andò in piazza per la sua difesa».