Non corre, anzi galoppa la cassa integrazione in Emilia Romagna tanto che, da un raffronto tra settembre 2018 e settembre 2019, segna un + 267,7%. Schizzando da 543.943 a 1.999.889 ore. L’incremento maggiore (+2.770,2%) lo registra la cassa straordinaria (da 45.093 a 1.294.254 ore). Segue la deroga con +635,5% (da 533 a 635,5 ore). Chiude la cassa ordinaria con un +40.8% (da 498.317 a 701.715 ore).
A scattare la fotografia dell’andamento della Cig è il sesto rapporto della Uil a cura sel Servizio Politiche attive e passive del lavoro.
Quel + 267,7% è un pessimo campanello di allarme per una economia, come quella emiliano-romagnola, che, anche di fronte alla crisi più nera, ha sempre tenuto, contenendo i segni meno.
Un ricorso così robusto alla Cig ha l’innegabile merito di salvaguardare posti di lavoro che altrimenti andrebbero in fumo. Con la cassa da 1.999.889 ore i lavoratori che hanno potuto continuare a recarsi in azienda sono stati 11.764 (di cui 4.128 in quota alla cassa ordinaria; 7.613 alla straordinaria e 23 alla deroga). Numeri ben più contenuti nel 2018 quando i posti salvati sono stati 3.200 (di cui 2.931 con l’ordinaria; 265 con la straordinaria e 3 con la deroga).
Disaggregando il dato provincia per provincia, quella che ha il triste primati di maggior ricorso alla Cig è Modena con +909,7% (da 77.361 a 781.076 ore). Segue con + 422,7% Ravenna (da 16.074 a 84.022 ore) tallonata di poche lunghezze da Bologna con + 401,1% (da 175.707 a 880.447 ore). A +216,6% si piazza Forlì-Cesena (da 24.051 a 76.031 ore), mentre a +211,1% abbiamo Reggio Emilia (da 10.768 a 33.501 ore).
Per contro, cala la Cig a Parma (-78.8% da 44.023 a 9.335 ore); Piacenza (-71.1% da 37.277 a 10.775 ore); Ferrara (-25% da 93.527 a 70.173 ore) e Rimini (-16.4% da 65.191 a 54529 ore).
Anche allargando il quadro temporale all’arco gennaio-settembre 2018 e 2019, la situazione non migliora: la Cig batte +30,8% (da 10.402.520 a 13.608.199 ore). Nei primi nove mesi, la maggiore sofferenza si concentra nell’artigianato con +6911% (da 533 a 37.371 ore), mentre l’industria registra un +49% (da 7.486.474 a 11.163.818 ore).
Dazi, Brexit, la frenata dell’industria tedesca, un Nadef poco coraggioso sullo sviluppo e una cassa integrazione che lungo la via Emilia torna a galoppare: troppe ombre incombono sull’economia dell’Emilia Romagna – commenta il segretario generale Uil Emilia Romagna, Giuliano Zignani -. La Cig è il vero termometro dello stato di salute lavorativo e questi dati dati non sono davvero molto incoraggianti. Così non va. E’ evidente. Al netto del chiederci dove sia il Mise e sul perché questo Governo non spinga davvero sull’acceleratore dello sviluppo, del taglio del cuneo e degli sgravi che darebbero ossigeno a imprese e anche ai dipendenti. Oltre ad una concreta lotta all’evasione: tema che ormai viene ripetuto come un mantra giusto per avere un titolo di giornale, salvo poi sciogliersi come neve al sole. Se qualcuno se lo fosse fatto del sen sfuggire: se si ferma l’economia emiliano-romagnola, si ferma il Paese, essendo sul podio delle regioni che sono il motore economico-produttivo nazionale».