Dichiarazione congiunta dei segretari generali Spi Cgil, Fnp Cisl, Uilp Pensionati Emilia Romagna, Bruno Pizzica, Loris Cavalletti e Rosanna Benazzi su manifestazione a Roma 1 giugno
Sono i diritti negati il motivo per cui l’1 giugno saremo in piazza San Giovanni a Roma, per una grande manifestazione unitaria, con una folta rappresentanza di pensionati (e non solo) dall’Emilia Romagna. Diritti negati se non azzerati in tutti questi anni e che, con questo Governo, hanno toccato l’apice.
La mancata rivalutazione delle pensioni, a causa dell’ennesimo blocco in sede di legge di Bilancio, sancisce una vera persecuzione nei confronti dei pensionati in atto dal 2011. Gli effetti della mancata perequazione sono devastanti per le persone anziane, ma anche per le loro famiglie con bilanci sempre più risicati. Come attestano numerosi studi, una pensione di poco superiore tre volte il minimo (1.568 euro lordi nel 2019) registra una perdita permanente ci circa 960 euro annui. Il taglio produrrà un risparmio per lo Stato di 3,6 miliardi di euro nel prossimo triennio, destinati a salire a 17,3 miliardi nel prossimo decennio.
Se allarghiamo l’orizzonte a tutte le mancate rivalutazioni si evidenzia come una pensione che nel 2011 era di 1.500 euro lordi mensili, subirà una perdita complessiva di 73,77 euro al mese (appunto a 959,06 euro annui). E così, ad esempio, un pensionato che nel 2011 riceveva 1.900 euro lordi mensili (importo tra le 4 e le 5 volte il minimo), in otto anni, ha perso, appunto per mancata rivalutazione, 1.489,64 euro lordi annui (-6,03%).
Ciò si concretizza nella perdita di circa 1 mensilità netta in meno ogni anno. Poiché il blocco sarà in vigore anche per il 2020 e il 2021.
Un diritto negato cui fa da contraltare una tassazione pesante e iniqua che sulle pensioni non ha eguali in Europa, una mancata approvazione di una legge quadro sulla non autosufficienza segnale di una drammatica sottovalutazione di un problema sempre più diffuso e pressante. Diritti negati che portano ad un’assoluta carenza di attenzione nei confronti dei pensionati che, ormai, sono visti come un peso inutile (con buona pace dell’invecchiamento attivo) e ancor peggio come un bancomat cui attingere per far quadrare il bilancio. E tutto ciò, oltre che iniquo, non è degno di un Paese civile come il nostro».