Dichiarazione congiunta Cgil-Cisl-Uil di Bologna su decreto Salvini:
Il DL 113/18 (decreto sicurezza) diventerà quasi sicuramente legge nei prossimi giorni in quanto verrà posta la fiducia. La legge prevederà importanti modifiche alla disciplina sull’immigrazione, la protezione internazionale, la concessione e la revoca della cittadinanza italiana.
Cgil-Cisl-Uil di Bologna esprimono disapprovazione e preoccupazione per i contenuti e gli effetti che ne derivano. Verrà meno un sistema basato su una accoglienza finalizzato all’integrazione e all’autonomia dei migranti sul quale si era fortemente creduto e investito nel nostro territorio. Una decisione che produrrà aumento dell’esclusione, marginalità e aumento esponenziale della spesa pubblica per gli enti locali che si dovranno far carico di tutti quelli che finiranno inevitabilmente per strada ingrossando le fila dei soggetti coinvolti in progetti di “bassa soglia”. Enti locali che, tra l’altro, se verrà confermato il Dpef, non riceveranno un euro dal governo centrale.
A Bologna le stime parlano già di aumento della spesa per 4 milioni di euro. Il superamento del modello Sprar, radicato, efficiente ed efficace, il venir meno del permesso per motivi umanitari che, di fatto, serviva per non rendere invisibili tutti quelli che non potevano ricadere nella protezione internazionale ma che, nello stesso tempo, si trovavano già sul nostro territorio (spesso soggetti particolarmente vulnerabili) non renderà i cittadini autoctoni più sicuri, come si vuol far credere, ma cancellerà ogni dimensione umana, sociale e civile del migrante rendendo, di fatto, inapplicabile nei loro confronti, una parte della nostra Costituzione che riconosce a tutte e tutti fondamentali diritti. Anche tutti coloro che, faticosamente, in questi anni, erano entrati in percorsi lavorativi che portavano a forme di importante integrazione si troveranno, di fatto, privi di documenti e destinati ad ingrossare le fila della clandestinità. Tutte queste persone alimenteranno sfruttamento, lavoro nero, criminalità organizzata e non certo sicurezza e legalità.
Da ultimo, e non certo per importanza anche per ciò che noi rappresentiamo, avremo centinaia e centinaia di giovani, impegnati in tante attività di accoglienza, che rischeranno di perdere il lavoro o di vedersi drasticamente ridurre le ore; giovani laureati, altamente professionalizzati, spesso precari, con salari bassi che, in questi lunghi anni, hanno non solo lavorato per creare coesione sociale, solidarietà, vera sicurezza sociale, ma si sono impegnati in prima linea per la creazione di un mondo migliore e una società più giusta.
Ci uniamo a tutti coloro che si stanno opponendo a questo modello di società, esprimendo solidarietà prima di tutto al Comune di Bologna che ha approvato un odg simbolicamente finalizzato alla sospensione del provvedimento, sperando che altri Comuni metropolitani seguano tale esempio. Creiamo nelle prossime settimane una rete di indignazione alla deriva che sta prendendo il Paese, a partire dalla nostra città che ha una gloriosa storia di solidarietà e di politiche volte all’inclusione».