Intervento della coordinatrice della Uil Giovani Emilia Romagna, Elisa Sambataro in occasione della manifestazione anti ddl Pillon che si è tenuta a Bologna il 10 novembre 2018
In Italia si combatte da anni la strumentalizzazione del minore durante le fasi di separazione coniugale. Oggi invece ci troviamo di fronte a un disegno di legge, quello n. 735 detto anche Pillon, in riferimento al suo primo firmatario, che sembra voler sorvolare su problemi di grossa entità che tuttavia si presentano durante le fasi di separazione di quei coniugi che hanno a carico dei minori.
Sottolineare in questo modo la differenza tra uomo donna mettendo da parte le esigenze dei figli, non farà altro che alimentare odio e discriminazione tra i rapporti tra ex coniugi. La separazione, che dovrebbe avvenire sempre nell’interesse dei figli, con questo ddl sta concentrando l’attenzione sui genitori e su chi di loro sia più forte, facendo apparire la donna come colei che usurpa di un potere genitoriale superiore.
Il ddl ci parla anzitutto della mediazione civile obbligatoria per le questioni in cui siano coinvolti figli minorenni. Bene, questo vuole dire che i genitori saranno costretti ad avvalersi di mediatori a pagamento, dove non sarà previsto un gratuito patrocinio e allora chi si trova in situazioni svantaggiate come farà? Sappiamo benissimo che oggigiorno il mercato del lavoro versa in una situazione di precariato e instabilità dove sempre più difficilmente il cittadino può avvalersi di prestazioni a costi elevati, ben figurarsi un mediatore. Il punto è che solo con una mediazione fatta si potrà poi procedere con le pratiche di separazione.
A questo punto credo che un buon ddl debba piuttosto concretizzare il diritto di genitorialità abolendo le differenze e andando incontro alle esigenze dei minori che non sono un oggetto di diritto, ma bensì soggetti di diritto e come tali hanno piena voce in capitolo durante le fasi di separazione. Questi devono essere tutelati, si deve far si che la routine del bambino non venga stravolta, in quanto in fase di separazione è proprio il minore a subire la gran parte delle conseguenze.
I figli infatti andrebbero rassicurati e tutelati durante la fase delicata della separazione, e non sballottati da una casa all’altra ogni 12 giorni come prevedono i cd “tempi paritari” previsti dal ddl! Non è possibile, soprattutto per il minore in età scolare, prevedere un calendario dettagliato di attività da fare con l’uno o l’altro genitore. Come non è possibile assicurare quella “parità reddituale” prevista dal ddl e che non si configura in realtà in un paese in cui gli stipendi subiscono ancora un gap di genere e dove le donne ancora oggi sono parte debole in quanto spesso sono loro che lasciano il lavoro per prendersi cura di figli e parenti anziani. Come riusciremmo allora ad assicurare quell’equilibrio tra entrambe le figure genitoriali?
Per ultimo si tocca il grosso problema dell’alienazione genitoriale. Riteniamo che soprattutto con quest’ultima battuta il ddl abbia sottovalutato tutte le fattispecie che si possono trovare nelle famiglie. Caso specifico potrebbe essere quello appunto della violenza domestica.
Ora, nessuno di noi vuol credere che questo sia un disegno di legge maschilista, perché non possiamo pensare ad una politica ancora rinchiusa in certi stereotipi, ma ci chiediamo come mai nessuno abbia pensato alle donne vittime di violenza domestica. Ancora una volta un silenzio che non vogliamo più subire!
Mi riferisco ai casi di genitore violento, o genitore soggetto a gravi problemi psicologici, in che modo questo disegno di legge pensa di rispondere? In un paese in cui è ancora molto difficile denunciare i casi di violenza domestica dobbiamo chiederci come sia possibile pensare di lasciare un minore nelle mani di un genitore violento e come sia possibile dare nelle mani di quest’ultimo uno strumento come il ddl Pillon, il quale stabilisce che se il figlio minore si rifiuta di vedere uno dei due genitori, l’altro genitore può essere accusato di aver manipolato il minore e quindi il giudice può disporre un provvedimento d’urgenza nei suoi confronti.
Sappiamo bene quanto sono difficili e delicate le separazioni e quante più difficoltà si trovano nei rapporti in cui vi sono soggetti violenti. Come si può pensare a una legge che preveda pari trattamento di responsabilità educativa e genitoriale in situazioni di forte crisi come quelle in cui vige la violenza domestica? Non si sta forse cercando di eludere questo grosso dramma che colpisce innumerevoli casi ormai? Siamo stufi di contare femminicidi, siamo stufi di dover ancora oggi parlare di differenze uomo-donna. È fondamentale che venga dato rispetto alla genitorialità in quanto tale, priva di stereotipi. L’equo trattamento dei figli deve essere basato sulle esigenze fondamentali del minore il quale non può diventare un oggetto da contendere tra coniugi già in combutta tra loro. Non è possibile oggigiorno strumentalizzare così i figli, questo porta al disfacimento della famiglia stessa, una famiglia intesa come genitori responsabili di un minore che deve sentirsi tutelato anche e soprattutto nei casi di separazione.
Quella di oggi non deve essere una manifestazione da parte di donne femministe che si vedono ledere dei diritti pretesi, ma deve essere una manifestazione dei genitori, dei cittadini! Di coloro che hanno cura dei propri figli e che comprendono quanto le dinamiche famigliari siano più complicate di così! Dove un mediazione obbligatoria o tempi paritari non sono uguali in tutti i casi. Questa è una manifestazione voluta da tutte quelle persone che non sono sorde al grido della vittima di violenza, e che comprendono quanto non si possa trascurare un così grande problema all’atto della separazione!
“Si ritiene di dover ritirare questo disegno di legge, in quanto risulta essere in contrasto con la Convenzione di Istanbul, con la Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e con la nostra Carta Costituzionale”. Questo è quello che i promotori, tra cui la UIL, di tutte le manifestazioni presenti oggi nelle piazze italiane chiedono. Bisogna cercare di assicurare ai genitori il massimo sostegno nel diritto di genitorialità, sempre in considerazione degli interessi del fanciullo. Questo ddl pecca di inadeguatezza, in quanto non si rapporta in modo conforme alle esigenze odierne delle famiglie in fase di separazione».