Al Sindaco di Bologna
Virginio Merola
All’ Assessore con delega alle Partecipazioni Societarie
Davide Conte Conte
Al Presidente della Regione ER
Stefano Bonaccini
All’Assessore alle Attività Produttive della Regione ER
Palma Costi
Alle Presidenze e ai Gruppi
dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna
del Consiglio Comunale di Bologna
Al Presidente della Camera di Commercio di Bologna
Valerio Veronesi
Gentilissimi,
riteniamo necessario rivolgerci a voi, per proporvi alcune valutazioni relativamente alla discussione in corso riguardante Bologna Fiere, per la grande importanza che essa riveste per l’economia territoriale, con particolare riferimento alla scelta di radicale modifica dell’assetto societario recentemente ed improvvisamente annunciata dal Consiglio di Amministrazione della Società.
A tal proposito confermiamo quanto da noi già esposto in occasione dell’audizione con le Organizzazioni Sindacali già tenutasi presso la Commissione competente della Assemblea Regionale.
Riteniamo opportuno ritornare su quanto comunicatoci dalla Società nell‘incontro con le nostre Organizzazioni, tenutosi nello scorso 28 Giugno, promosso dai soci Istituzionali Comune di Bologna e della Regione Emilia-Romagna, tenutosi presso la Città metropolitana
In tale incontro abbiamo convenuto sulla necessità che prima di ogni ipotesi di riassetto societario fosse necessario un confronto preventivo con le OO.SS e il Consiglio dei delegati d’Azienda (CDA), e quindi, preso atto delle necessità di approfondimenti da parte dagli stessi rappresentanti istituzionali, aggiornato l’incontro a data da destinarsi.
Quindi anche in riferimento a tali approfondimenti, riteniamo necessario e doveroso confermare ed esporre sin d’ora in questo documento, tutti i nostri interrogativi e tutte le nostre preoccupazioni.
Abbiamo già proposto nell’incontro e lo ribadiamo, che la Società consenta ed assicuri un trasparente e rigoroso esame su tale tema anche nelle sedi Istituzionali dei Soci Pubblici (compresa la Camera di Commercio) che hanno poteri e doveri di valutazione ed indirizzo sulle scelte strategiche delle Società Partecipate, e che, peraltro, hanno acquisito la maggioranza assoluta delle quote azionarie della società,
Siamo stati infatti sorpresi ed allarmati dall’affermazione che riteniamo inaccettabile, ribadita nel suddetto incontro dai rappresentanti della Società, che tale scelta riguarda invece soltanto la gestione societaria; in ragione del fatto che il nuovo Statuto, introdotto lo scorso anno, ha attribuito la competenza delle decisioni relative agli assetti societari e quindi anche alla ipotizzata scissione, soltanto al Consiglio di Amministrazione.
In proposito, dobbiamo ricordare la nostra netta opposizione, a suo tempo esposta anche nelle sedi istituzionali, a tale radicale modifica Statutaria, in particolare proprio perché si rimuoveva la previsione della competenza assembleare e di maggioranze assembleari qualificate su decisioni riguardanti gli assetti societari e patrimoniali, e quindi i diritti decisionali di ciascuno dei Soci Pubblici, stabiliti nel precedente Statuto, in ottemperanza di quanto espressamente stabilito dalla Legge Regionale 12/2000, che trasformò gli allora Enti Pubblici fieristici in società per azioni, proprio per la doverosa necessità di mantenere in capo a decisioni istituzionali l’uso e la gestione del patrimonio immobiliare degli Enti pubblici fieristici conferito alle società.
Dobbiamo ricordare in proposito anche che nell’Atto “Protocollo di Intesa” richiesto e sottoscritto dalla Regione con Comune e Provincia di Bologna nel 2008, a supporto dell’acquisto di parte delle loro quote azionarie per l’ingresso in Bologna Fiere e deliberato con Legge regionale e con significativa sottoscrizione di capitale, fu stabilito l’impegno a prendere decisioni comuni dei tre Enti sulle strategie societarie, come il perseguimento della integrazione con le altre società fieristiche regionali e in particolare a garantire l’integrità patrimoniale della Società, in aperta opposizione – come fu dato pubblicamente conto – alla proposta di separazione societaria proprio allora pubblicamente avanzata dai Soci privati che ipotizzavano, in tale proposta, anche un possibile successivo percorso di cessione totale o parziale delle loro quote in particolare nella risultante società immobiliare.
Chiediamo quindi che vengano verificate le ragioni, e confermata l’attualità di tali impegni degli Enti Soci Pubblici, connessi alla salvaguardia di un rilevante interesse pubblico.
D’altra parte, nell’incontro, la Società ha presentato l’ipotesi/scelta di scissione senza esporre alcun concreto e documentato piano delle motivazioni, degli obiettivi strategici e quindi delle conseguenze di tale scelta, pur sorprendentemente ventilati sulla stampa (quotazione in Borsa, presunti accordi con Fiere Milano addirittura per una unica società di gestione fieristica), se non affermando la generica ricerca di “una maggiore redditività”.
E’ evidente invece che, con la decisione di scissione, si sarebbe di fronte ad una sostanziale modifica del Piano industriale esposto lo scorso anno alle nostre Organizzazioni e innanzitutto nelle sedi istituzionali, sulla base del quale è stato deliberato l’ulteriore impegno di risorse dei Soci Pubblici con aumento di capitale, non sottoscritto invece dai Soci privati.
Non è stato sufficientemente approfondito il tema della conferma e prosecuzione del progetto di sviluppo e non solo di ristrutturazione del Quartiere fieristico; elemento decisivo per assicurare la permanenza futura a Bologna delle grandi Fiere come Eima, Cosmoprof, e dello stesso Motorshow, che invece, con la scissione, resterebbe del tutto in capo alla Società immobiliare, come del resto gli oneri finanziari e di manutenzione dell’attuale quartiere.
Nulla è stato esposto rispetto ai piani economico finanziari per le due Società risultanti dalla scissione, che supportano questa scelta e questa aspettativa di maggior redditività. Mentre risulta evidente che in caso di scissione la società di gestione fieristica si libererà di oneri e costi ma dovrà corrispondere un canone alla società del quartiere, che deve assumere tutti tali oneri e costi trasferiti. A tal proposito riteniamo che si debba poter valutare il nuovo quadro e le implicazioni che ne deriverebbero.
Vi è inoltre la necessità per le Organizzazioni sindacali e il CDA di conoscere ciò che accadrebbe nel presente e nel futuro, anche sul piano occupazionale e quindi degli organici, ad oggi sottostimati, necessari alla gestione del quartiere.
Infine, dovrebbero essere chiarite le volontà e gli impegni dei soci pubblici e privati verso la società, a seguito della prospettata scissione, di scenari e missioni societarie diversificate, anche rispetto alla prospettata e possibile cessione di quote in favore di investitori terzi, con il pericolo, a nostro avviso, di indebolire il legame fra il territorio e la sua fiera.
In ogni caso, già per tutti questi interrogativi, le Organizzazioni Sindacali e il CDA debbono considerare non utile, né opportuna, e neppure comprensibile, l’ipotesi di scissione avanzata, che apre incertezze, allungamento di tempi, problematicità, proprio in questa fase nella quale è indispensabile implementare secondo le tempistiche previste il piano di viluppo, indispensabile per il quartiere fieristico.
Così pure ribadiamo che è responsabilità della Regione e degli Enti pubblici soci delle diverse grandi società fieristiche regionali, dar seguito e concretezza al progetto della integrazione in una società fieristica regionale, progetto peraltro da noi più volte pubblicamente sostenuto.
In proposito all’argomento, anch’esso ventilato, che la scissione oggi proposta potrebbe essere opportuna o necessaria per perseguire nel futuro l’obiettivo di integrazione regionale, non possiamo che far seguire la considerazione, che ciò va concretamente esposto con una definitiva verifica delle volontà dei progetti e dei piani delle Società interessate, e che in ogni caso la soluzione della scissione, ove fosse considerata necessaria, dovrebbe essere presa in esame a valle delle concrete decisioni di integrazione e delle relative modalità .
Non è quindi accettabile per le organizzazioni sindacali e le rappresentanze aziendali e per la chiarezza e trasparenza del confronto, anche con le istituzioni, veder assunta una decisione al buio (Facciamo la scissione societaria, nulla cambia, poi si vedrà ).
Chiediamo quindi che a fronte della totale assenza di veri elementi di valutazione vi sia il definitivo accantonamento di tale scelta, e la concreta e impegnativa conferma invece del piano industriale e di sviluppo, l’unico di nostra conoscenza, approvato a dicembre 2016, tenendo conto di quanto sottoscritto, tra le parti, nell’accordo del 6 aprile 2017 in città metropolitana e degli attuali assetti societari
- Il Consiglio dei Delegati d’Azienda
- Filcams Cgil (Taddia Gianluca)
- Fisascat Cisl (Sara Ciurlia)
- Uiltucs Uil (Carmelo Massari)
- USB lavoro privato (Fabio Perretta
- SGB (Rosella Chirizzi)