Dichiarazione congiunta del segretario generale Uil Emilia Romagna e Bologna, Giuliano Zignani e di Carmelo Massari della Uil Emilia Romagna e Bologna
Annunci e contro-annunci, proposte e contro-proposte: sull’eventuale riconoscimento contrattuale dei riders, in questi giorni, stiamo leggendo tutto e il contrario di tutto. Incluse le minacce.
Occorre chiarezza, innanzitutto. Avendo ben in mente quale sia l’obiettivo ultimo: la tutela dei lavoratori, ora senza diritti. Cogliendo, magari, l’occasione per estendere il ragionamento a tutti coloro che operano nel settore della Gig Economy.
A Bologna, con l’omonima Carta, una soluzione l’abbiamo trovata: Comune, imprese, sindacati confederali e metropolitani si sono confrontati anche in modo duro, ma alla fine hanno trovato un punto di caduta, mettendo nero su bianco diritti e doveri di ciascuno.
Questa è la strada da percorrere e la ‘Carta dei diritti fondamentali dei lavoratori digitali nel contesto urbano’ può essere un buon punto di partenza per regolare un settore, come quello della Gig Economy, dove le ombre prevalgono sulle luci. Ad esempio, definendo senza ambiguità quali siano le imprese digitali e quali no.
Nella fattispecie, crediamo che i riders siano l’anello debole di una catena che vede, da un lato, la ristorazione e dall’altro le imprese che operano attraverso un’app. Il che può generare una forma di intermediazione di manodopera che ‘strangola’ i lavoratori.
Ecco perché come Uil stiamo cercando di sensibilizzare le associazioni di categoria della ristorazione a sottoscrivere contratti commerciali con le piattaforme digitali che chiariscano i confini tra gli uni e gli altri. Questo per tutelare i ristoratori da potenziali cause per intermediazione di manodopera illecita”.